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Carley Connors viene da Las Vegas, e Las Vegas è un posto dove piangere è roba da idioti; ma quando si trova piena di lividi in una stanza d’ospedale mentre sua mamma è in coma nella stanza a fianco, Carley non trova la forza di lottare contro quello che la aspetta: l’affido temporaneo in una famiglia sconosciuta del Connecticut. I Murphy sembrano usciti da uno spot pubblicitario: ordinati, carini, perfetti… di plastica. Ma quella che all’inizio le sembra una prigione, poco alla volta si trasforma in una vera casa. Possibile che esistano davvero le famiglie felici? Forse basterebbe trovare il coraggio di grattare sotto quella fastidiosa patina di normalità, e sotto la propria paura, per riuscire a diventare gli eroi della propria storia.
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Ci sono romanzi in cui la possibilità offerta dal narratore in prima persona di farsi abitare dal lettore si esprime in tutta la sua potenza: Una per i Murphy è uno di questi. Carley Connors, che ha una madre tanto fragile da non riuscire a difenderla dalla violenza del patrigno e che viene data in affidamento a una famiglia solare, ma non scevra di conflitti, è un personaggio che s’imprime nella memoria con una forza rara. Lynda Mullaly Hunt tesse una trama fitta di domande e scoperte, di cadute e di rinascite, epica ma allo stesso tempo quotidiana. Una storia eccezionale nella normalità, che brilla per l’onestà e per il rispetto con cui l’autrice si è calata nella voce che la racconta.
Il Comitato scientifico
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